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Un santo ignorante e sciancato che però riesce a volare... Nel chiuso delle celle dei seminari e dei conventi scorre il sangue da corpi martoriati... Le strade si arrossano del sangue dei devoti che si fustigano pubblicamente in segno di pentimento... Le scene sono quelle di un cannibalismo diffuso: la devozione popolare lascia una scia di sangue che dal Seicento arriva fino ad oggi con gli ultimi riti penitenziali eseguiti da battenti a sangue. Nello stesso tempo procedure devozionali utilizzano resti umani per comunicare con l'aldilà: crani e teschi non sono solo simboli ma vere e proprie antenne per mettersi in contatto con un mondo ultraterreno che però l'immaginario devoto fa somigliare alla vita di tutti i giorni. Una religiosità non sempre ben vista dalla chiesa, anzi spesso ostacolata e combattuta, fatta di riti e culti, di narrazioni e di storie che si riproduce grazie all'esperienza, vive nella memoria e si alimenta delle tragedie della storia. Almeno finché pratiche di profilassi museale non l'hanno tolta ai fedeli per affidarla al gusto onnivoro e indifferente dell'attuale turismo di massa.